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Naufragi
“La mia strada è stata un zigzagare dentro e fuori dalle antiche culture, alla ricerca di nuovi orizzonti mediante la contemplazione meditativa.. “ Mark Tobey (dall’introduzione al Catalogo della retrospettiva del 1966, Stedelijk Museum, Amsterdam)
NAUFRAGI
Ho incontrato Emanuele Rossini e la sua arte in un piovoso mattino d’inverno, avvolta dal freddo pungente di uno studio spoglio e silenzioso. La sensazione che ho provato dopo qualche istante è stata quella di essere entrata nel rifugio segreto di una squisita sensibiltà pittorica, che intende l’arte come eleganza ed equilibrio, qualità rare in tempi volgari e prosaici come quelli in cui viviamo. Tutti i suoi lavori recano, infatti, l’impronta di un gusto ricercato, esibito con naturalezza; la luce diafana che essi rimandano, è lo specchio di uno spirito contemplativo, desideroso di verità, conquistato dalle potenzialità estetiche della materia, spinto dal desiderio sincero di oggettivare le proprie emozioni e trasmetterle agli altri. Opaline luminosità, stratificazioni e sollevamenti di forme, scarti di profondità, dinamiche fughe verso spazi senza limiti, vibrazioni improvvise di segni e di materiali, traducono la dimensione lirica e musicale delle sue creazioni.
Da quando Emanuele Rossini ha abbandonato i pennelli (sono ormai 15 anni), iniziando un lavoro “fisico” con materiali eterogenei, è cominciata per lui una sperimentazione che è figlia di una storia personale e di ben precise scelte estetiche. Dal momento che egli interpreta il cammino della propria ricerca artistica come un percorso esistenziale, prima che pittorico, la pratica dell’arte equivale per lui ad un’esperienza terapeutica, capace di agevolare l’ esplorazione dell’animo, individuarne le paure, testimoniarne le speranze.
Non escludendo quasi mai l’originario stimolo figurativo, la sua produzione si dipana su due versanti fondamentali: l’amore della forma e la capacità trasfiguratrice della luce. Il contesto di natura, dove si dispiega il teatro della vita e il desiderio di superare l’inadeguatezza umana, le sue lacerazioni, le sue volgarità, sono temi che l’Artista affronta con convinzione; il sentimento di solitudine che trapela da ogni lavoro, caratteristico della sua personalità riservata, è accettato e vissuto con la serena consapevolezza di poter meglio approfondire la propria interiorità in quello stato di grazia concesso dalla consuetudine al silenzio e dalla concentrazione.
Frutto di un impegno manuale lungo e meditato, i lavori di Rossini, in cui pittura e scultura si fondono, sono il risultato di memorie e di pensieri, in un continuo legame dialogico ta vicende personali e storie collettive; essi sono simili a visionari naufragi, in cui l’uomo si lascia trasportare da ritmi fluttuanti e luminosi, da vortici di acque e da labirinti materici, intesi come simboli esoterici e metafore universali.
Una formula estetica non può esaurire tutto il potenziale espressivo del suo linguaggio: astratto, espressionista, polimaterico, sono formule incapaci a chiarire da sole l’opera dell’Artista, degna di un’indagine attenta e progressiva. In una società consumistica che ritiene la velocità un valore fondamentale, il suo linguaggio lancia la sfida di una creativa “lentezza”. Capire vuol dire scoprire, precisa Emanuele, non soltanto nel senso che penetrando l’intricato tessuto materico dei suoi quadri si possa venire a contatto con i contenuti più profondi, ma anche perché tale scoperta può avvenire soltanto grazie ad una lettura lenta. Non vi sono, infatti, chiavi di interpretazione univoca delle sue opere: “Sovrapposizioni” è un ascendere di moltitudini umane verso una salvezza metafisica, oppure è metafora dell’omologazone imperante che ottunde le coscienze, azzerando individualità e genialità? In “Riposo tra i rovi” la natura dona alla piccola sagoma umana protezione e riparo, oppure essa simboleggia una soffocante prigione che annulla l’essere dentro la forza primordiale della materia?
Con stupefacente fluidità sotto le mani dell’Artista il materiale usato, il più vario ed eterogeneo, si trasfigura in intrecci di vegetazione, ove si celano piccole forme umane come presenze segrete. L’intero supporto pittorico si riempie di segni, graffiti e lievi spessori che invadono quasi tutto lo spazio del quadro, in un rincorrersi e brulicare di forme che la luce moltiplica o disperde.
L’eleganza compositiva e l’armonizzazione di forma e colore conducono Rossini a prediligere per i suoi lavori il bianco: esso rispetta ed evidenzia la forma, esalta la struttura architettonica dell’opera, privilegia il pensiero, non condizionando l’emozione; il bianco è simbolo di pulizia interiore, è astrazione pura, luminosità, candore primigenio. Paesaggi, visioni e labirinti materici assumono l’aspetto di bassorilievi, rilievi schiacciati di donatelliana memoria, resi con un fantasioso dispiegarsi di ombre delicate e pittoriche: le superfici, sensibili alle variazioni di luce ad opera dei sollevamenti e delle concrezioni di materia, divengono generatrici di effetti chiaroscurali autonomi, indipendenti dall’illuminazione esterna.
Qualche volta nella sua produzione entra il colore a stabilire un più diretto contatto con la realtà sensibile e con l’emozione. Nell’opera “Notturno” la volta stellata di un fantastico cielo romano, pur ricreata con materiali inusuali, ripropone intatto il sentimento d’immersione nell’infinito, di riscoperta di una gioiosa sensazione panica, anche grazie all’espressività cromatica.
Seguendo le lunghe linee di un canneto, le forme minimali di corpi sospesi, gli indistinti e tremuli paesaggi marini, i quadri di Rossini rivelano la loro segreta natura di immagine che cela e rivela ad un tempo, conducendo il fruitore in un altrove. Indagare il senso nascosto delle cose è per l’Artista scoprire una quinta dimensione, al di là del reale e al di qua del trascendente, dove poter attingere il senso poetico della vita. Farsi trasportare dalla suggestione delle sue opere significa ripercorrere il suo e il nostro immaginario onirico, ritrovare stati d’animo fuggevoli, evocati da quei grovigli fittissimi di materia, da quei bianchi gessi, sempre percorsi da una vibrante tensione luministica.
Sembra difficile a prima vista pensare che un’arte così attuale come tecnica espressiva abbia debiti con l’antico, eppure una sorta di ascetismo pervade molti lavori, alcuni dei quali appaiono simili a codici miniati. Così, in una dimensione bergsoniana di fluttuazione del tempo della coscienza, l’opera Pensieri sembra un magico palinsesto della vita da decifrare, in cui, tra fili dorati e tracce di vissuto, gli enigmi della mente si palesano nella reiterazione di sguardi che scrutano e in quella cascata di lettere, vaganti in una spazialità illimitata, che paiono alla ricerca di una concretezza di significati.
Quando Rossini si fa suggestionare da alcuni linguaggi contemporanei più sperimentali, soprattutto americani, é per il fascino che emana da poetici assemblages di oggetti e materiali, che senza nessun tipo di formalizzazione sanno creare un’autentica poesia associazionale, come avviene nella produzione di Joseph Cornell; mentre dalla complessa esperienza di Marx Tobey egli ha saputo assorbire con originalità il gusto orientaleggiante ed enigmatico dei bianchi intrecci materici. Come già accennato, non esiste mai una verità rivelata nei lavori di Rossini, immagini in fieri, visioni ineffabili, destinate a subire lente metamorfosi, oppure a svanire nell’indistinto di un pensiero. Come una lirica ermetica in cui l’emozione di un istante si comunica al lettore attraverso folgorazioni e accostamenti semantici inediti, le opere di Rossini non narrano, ma carpiscono il balenio di stati d’animo tramite gli inconsueti assemblages di materia, spostando i confini del razionale e del prevedibile. Gesso, pietruzze, fili di canapa, stoffe, plastica, smalti, combinati con ricercata armonia, sottolineano ed esaltano la loro capacità costruttiva: graffiata, lisciata o resa ondulata e grumosa, la materia propaga una luminosità diffusa che trasmette empaticamente una sottile inquietudine, sollecita le peregrinazioni della memoria e invita a vagare liberamente nei meandri delle nostre emozioni.
Bruna Condoleo
"For me, the road has been a zig-zag into and out of old civilizations, seeking new horizons through meditation and contemplation. " Mark Tobey (introduction to the catalog of his retrospective of 1966, Stedelijk Museum, Amsterdam)
WRECKAGE
I encountered Emanuele Rossini and his art on a rainy winter morning, enveloped by the bitter cold of a bare and silent studio. The feeling I had, after a while, was that of having entered into the secret hideout of an exquisite pictorial sensibility, that understands art as elegance and balance, a quality which is rare in the vulgar and prosaic times in which we live. All of his works bear, in fact, the hallmark of a refined taste, executed with naturalness, the diaphanous light which they emit, is the mirror of a contemplative spirit, seeking truth, conquered by the aesthetic potential of the material, driven by a sincere desire to objectify emotions and convey them to others. An milky luminosity, lifting and layers of forms, scraps of depth, dynamic flights toward unlimited space, unexpected vibrations of signs and of materials, translate the lyrical dimension of his musical creations.
Since Emanuele Rossini abandoned painting some fifteen years ago now and started on a more "physical" course with various materials, he has began an experiment that is the outgrowth of a very specific personal history and of well-defined aesthetic choices. From the moment he interpreted his artistic path as an existential journey, before painting, the practice of art for him was the equivalent of a therapeutic experience, which facilitated the exploration of the soul, the identification of its fears, and the witness of its hopes.
Almost never excluding the original figurative stimulus, his work unfolds on two key fronts: the love of form, and the transfiguring capacity of light. The context of nature, where the drama of life and the desire to overcome human inadequacy, its snags, and its vulgarity, unfolds – these are the themes that the artist confronts with conviction: the feeling of loneliness that filters out of all of his work, characteristic of his reserved personality, is accepted and lived with the serene awareness that comes from knowing that he can delve better into his inner life in that state of grace granted by a habit of silence and concentration.
The result of a long and thoughtful manual engagement, works by Rossini, in which painting and sculpture merge, are the sum of memories and thoughts in an ongoing dialogue between personal stories and collective histories - they are like visionary shipwrecks, in which man is carried away by flowing and bright rhythms, eddies of water and material mazes, understood as universal esoteric symbols and metaphors.
An aesthetic formula cannot exhaust all the expressive potential of his language: abstract, expressionist, mixed media, these are formulas unable to clarify by themselves the work of this artist, who merits careful and attentive investigation.
In a consumer society that considers speed a fundamental value, his language poses the challenge of creative slowness. Understanding means discovering, Emanuele states, and not only in the sense that penetrating the intricate material fabric of his paintings does one come into contact with its most profound content, but also because such a discovery can only happen through a slow reading. There are not, in fact, unique keys to the interpretation of his works: is "Superimposition" the ascension of human multitudes toward metaphysical salvation or is it a metaphor for the prevailing approval that dulls the conscience, eliminating individuality and genius? In "Rest Among the Thorns" nature that gives the small human shapes protection and shelter, or does it symbolize a stifling prison that quashes the being inside with the primitive force of matter?
With astonishing fluidity in the hands of this artist, the most diverse and heterogeneous materials used are transformed into dense vegetation and human forms become small, hidden, secret presences. The entire picture field is filled with pictorial signs, graffiti and thin layers invade almost the entire space of the picture, in a succession of forms that swarm, multiplying or dispersing light.
Compositional elegance and harmony of form and color lead Rossini to have a preference for white in his work: it respects and highlights forms, enhances the architectural structure of the work, focuses on thought, without influencing emotion: white is a symbol of inner cleanliness, it is undiluted abstraction, luminosity, purity. Landscapes, visions and material mazes take on the appearance of low-reliefs, flattened reliefs that bring to mind of Donatello, rendered with an imaginative unfolding of delicate and pictorial shadows: the surfaces which are sensitive to changes in light and to the irregular movement of the materials, become generators of their own chiaroscuro effects independent of external light.
Sometimes color is introduced into the work to establish more direct contact with the reality of the senses and with emotion. In the work "Nocturne" the starry dome of a fantastic Roman sky, created using unusual materials, he suggests the unspoiled feeling of immersion in the infinite, the rediscovery of a joyous sensation of panic, thanks in part to the expressiveness of color.
Rossini’s paintings reveal their secret nature as images that simultaneously conceal and reveal, following the vague lines of a cane field, where basic forms of suspended bodies, indistinct and flickering seascapes of Following the long lines of a cane field, the minimal forms of bodies suspended, the indistinct and flickering seascapes, leading the viewer into another place. Investigating the hidden meaning of things is, for the artist, a way of discovering a fifth dimension, beyond the real and beyond the transcendent, where the poetic sense of life can be drawn on. To allow oneself to be carried away by the suggestion of his work means to retrace his and our dream imagery, to rediscover fleeting moods evoked by those tangles of dense material, by those white plaster forms, through which a vibrant luminous tension always runs.
It seems difficult initially to believe that an art as current in its expressive technique might owe a debt to the ancients, but a kind of asceticism pervades many of his works, some of which are like illuminated manuscripts. Thus, in a Bergsonian dimension of the fluctuation in time of consciousness, the work “Thoughts” seems like a magical palimpsest of life to decipher, in which, among golden threads and traces of experience, the enigmas of the mind are revealed in the repetition of eyes peering, in the cascade of letters, wandering in an unlimited space, which seem to be searching for a concrete meaning.
When Rossini allows himself to be influenced by other more experimental contemporaries especially Americans, he is influenced by the charm that emanates from poetic assemblages of objects and materials, that without any formalization know how to create a genuine poetry of association, as in the work of Joseph Cornell. From the complex experience of Mark Tobey, he was able to absorb with originality the orientalising and enigmatic taste of white woven materials.
As already mentioned, there is never one revealed truth in Rossini’s work, images themselves, ineffable visions are seen through a lens of metamorphosis, or they vanish in the indistinctness of a thought. In the same way in which a cryptic lyric seals in the emotion of a moment, and communicates it to the reader in an instant through sudden flashes and uncommon semantic combinations, Rossini’s work does not narrate but instead they extract flashes of states of mind through unusual assemblages of materials, moving the boundaries of the rational and predictable. Chalk, stones, wire, hemp, fabrics, plastic, enamel, combined with sophisticated harmony, stress and enhance their capacity building: scratched, smoothed or made wavy and lumpy, matter propagates a diffused light that transmits a subtle empathy anxiety, urges the wanderings of the memory and invites you to wander freely through the maze of our emotions.
Gesso, stones, wire, hemp, fabrics, plastic, enamel, combined with sophisticated harmony, stress and exalt their constructive capabilities: scratched, smoothed or made wavy and lumpy, the material spreads a diffused light that empathically transmits a subtle unease, urges the memory to wander and invites us to roam freely through the meanderings of our emotions.
Bruna Condoleo
Traduction by Alison Kurke
martedì 12 aprile 2011
lunedì 28 dicembre 2009
Naufragio
Sovrapposizioni
mercoledì 28 ottobre 2009
Riposo sotto la pioggia
La massa della materia ed il segno sono gli elementi fondamentali nella composizione di questo lavoro.
La figura che riposa è avvolta dalla forza della pioggia e dalle potenti viscere della terra, una contrastante combinazione che vuole alludere sia al conflittuale ma imprescindibile rapporto tra uomo e natura sia alla condizione di atavica solitudine dell'uomo stesso.
Una sinergia di elementi che ambisce a portare lo spettatore in un'altra dimensione, e infondere a quest'ultimo nuovi e molteplici punti di vista attraverso una visione "aprospettica" della realtà.
Realtà in cui la figura distesa viene cullata dalla madre terra che l'accoglie e la protegge, mentre la pioggia la risveglia dolcemente avvertendola di un nuovo inizio.